Se lo scarto diventa materia prima. La magia dell’economia circolare.
A Milano startupper e big player si sono incontrati per raccontare come il riutilizzo, fra tessile, moda e design, può diventare un trend globale.
Reblog da Corriere Innovazione, Corriere della Sera
Upcycling: all’estero si definisce così il processo di riutilizzo di materiali che verrebbero altrimenti scartati. Ed è anche il concetto su cui si basa Ecologina, ex startup, oggi azienda, nata cinque anni fa nel campo della moda. Giada Cicale, ideatrice e fondatrice del marchio, realizza una linea di abbigliamento femminile che recupera scarti di aziende tessili per creare capi unici: «Si tratta di tessuti nuovi, rimanenze delle aziende, che altrimenti verrebbero gettati». Da qui nascono giacche realizzate con tessuti d’arredo, magliette, gonne patchwork e altro: due collezioni all’anno, cinque modelli ognuna. Prodotti confezionati artigianalmente da piccole aziende, sarti o dalla stessa Giada. Tutti pezzi unici, o riproducibili ma non in serie. In ogni linea, poi, c’è un capo realizzato con tessuti di abiti usati.
Il trend del riuso
Quello del riuso, anzi, della trasformazione e rimessa in vita e commercio di “scarti”, è ormai un trend, in particolare in settori come moda e design. Promosso da piccoli brand tailor made come Ecologina, a colossi del fashion low cost come lo svedese H&M che ha iniziato offrendo buoni sconto a fronte della raccolta di abiti usati, per arrivare a produrre una vera e propria linea di abbigliamento riciclato.
Fino a ideare un premio da un milione di dollari, il Global Change Award, volto alla ricerca di proposte innovative in grado di salvaguardare le risorse naturali del pianeta e trasformare gli abiti usati in nuovi capi, chiudendo così il famoso cerchio della produzione. In piena logica Economia circolare, quella in grado di rigenerarsi da sola, a ciclo infinito.
Re-design
Modello economico che ben si radica nei settori Moda e design, di cui Milano è patria: «Perché non sprecare non significa solo riciclaggio ma anche re-design — commenta Fabio Terragni, amministratore delegato di Alchema, società dedita all’ideazione e alla progettazione di “soluzioni semplici per mercati complessi”, che ha organizzato l’evento Milano capitale europea dell’economia circolare — processo molto in voga nelle nuove produzioni di abbigliamento e arredamento».
La fibra in un’arancia
Sono in fase di seconda prototipazione e contano di andare sul mercato supportate da un grande marchio di moda nella primavera 2016 le fondatrici di Orange Fiber, Adriana Santanocito ed Enrica Arena: «Dopo la campagna di spremitura degli agrumi di novembre — commentano — speriamo di essere pronte a produrre e a lanciare il prodotto per la nuova stagione».
La startup, vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti, ha brevettato il primo filato e tessuto realizzati con gli agrumi: «L’obiettivo è quello di creare un impianto in Sicilia. Per questo ci stiamo concentrando sulla creazione di partnership industriali e sulla progettazione di una linea produttiva».